Binda, Brera e i giornalisti sportivi

Che i rapporti tra i giornalisti e Alfredo Binda fossero ottimi, sia durante la sua carriera di corridore e, soprattutto, come CT è noto.

In più di un’occasione Alfredo ha avuto modo di esprimere il suo apprezzamento per le penne ciclistiche (De Martino, Varale, Orio Vergani) con cui aveva rapporti quotidiani. I giornalisti attingevano direttamente dalla fonte le informazioni e lui, da buon diplomatico qual era, tastava il terreno e teneva buono l’umore generale.

Lo stesso Binda ha collaborato con alcuni giornali.

«Quando seguivi il Tour de France come Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, ti dedicavi anche al giornalismo. Per chi scrivevi?», chiede la figlia Lauretta

«Era una modesta collaborazione al giornale La Notte, richiesta dall’amico direttore Nino Nutrizio: non avevo molto tempo da dedicargli, tuttavia, terminata la corsa, Nutrizio mi raggiungeva all’albergo e, mentre mi sbarbavo, gli raccontavo come avevo visto la tappa e come si era comportata la nostra squadra. Nutrizio scriveva il resoconto e lo pubblicava con la mia firma»

Lauretta: «Ma tu, come giornalista, hai collaborato anche con il quotidiano sportivo francese L’Equipe

«Fu una collaborazione pressappoco uguale a quella che avevo fornito alla Notte, però non ugualmente continuativa. Le prestazioni più frequenti mi venivano richieste durante l’avvicinamento a Parigi, in vista della conclusione della corsa ed in particolar modo quando non sussistevano più dubbi sulla vittoria italiana».

Lauretta: «Per quali motivi tutte le sere ti incontravi con i rappresentanti della stampa italiana inviati al Tour, nel bar dell’albergo dove alloggiavi?»

«Era una consuetudine instaurata dagli amici giornalisti, che desideravano chiudere la giornata al Tour in mia compagnia. Dopo cena, una volta accertato che tutti i corridori erano a letto e finito d’impartire le disposizioni a meccanici e massaggiatori, mi univo a loro per una distensiva chiacchierata».

C’é poi l’incontro con il principe della parola, con la penna tecnica che abbaglia alla luce alla ribalta tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50, Gianni Brera.

Binda: «[sull’abbinamento del termine Ammiraglia con la vettura del CT, Tour 1949] Che l’inventore del nome sia Gianni Brera, non mi meraviglia, perché Brera è sempre stato un giornalista moderno e ricco di fantasia. Al Tour non mi era possibile seguire i suoi resoconti, perché non avevamo modo di ricevere i giornali italiani». Ancora «Era molto giovane, ma era già un giornalista affermato, maturo e ben preparato. Lo testimonia la carriera che ha fatto. Inviato speciale, scrittore intelligente ed arguto, Brera piace a molti, ma per qualcuno è scomodo perché è troppo mordace. Nonostante la differenza d’età che ci separa, siamo sempre stati buoni amici».

Citazioni tratte dal volume La Testa e garun, Alfredo Binda si confessa a Duilio Chiaradia

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